Tanti anni fa, quando andai a Milano per l’università, mi accomodai in treno con lo spirito di chi va a scuola e ritorna “per pranzo”, o almeno dopo una settimana, dati i 400 Km di distanza, insomma, comunque presto. Non pensavo proprio che mi stavo trasferendo.
E invece… tra l’intensificarsi delle lezioni universitarie e il rabbuiarsi del mio spirito, arrivai presto ad un bivio: o mollo tutto e torno a casa “per pranzo”, o vado avanti e rinuncio.
Scelsi di rimanere, sentendomi persa, lontano da mia sorella gemella e dai miei genitori.
E sapete cosa successe proprio lì in quel momento?
La scheda telefonica divenne la migliore amica di quella ragazza di campagna catapultata in centro a Milano. La voce era l’unico contatto con la famiglia. Sempre con i minuti contati, perché la scheda si esauriva troppo presto e subito la linea cadeva, riportandoti lì, con le parole incastrate in gola, ancora aggrappata a quella cornetta grigia, liscia e tondeggiante, che potevi “abbracciare con due mani”.
Ogni chiamata come un viaggio nello spazio: ti porta alla persona cara e ti riporta indietro, con uno schioccare di dita. Là e qua. Con e senza. Dentro e fuori.
Ci volevo essere al 100% in quei pochi minuti. Volevo essere completamente con, insieme, indivisa.
Nel tempo, inconsapevolmente, quella divenne una mia competenza. E così, anche al lavoro, mi veniva spontaneo parlare con i capi di Londra, Francoforte, Bruxelles, New York.. come se fossero lì. E ancora di più poi, con le video-chiamate, per le sessioni di coaching, in cui guido altri, o per le sedute di terapia e supervisione, che ricevo.
Come cliente/paziente, in particolare, mi affido di più alla terapia se sto da sola nel mio spazio di sicurezza personale, e interagisco con il terapeuta, che mi accompagna nel mio percorso di crescita, attraverso uno schermo. Le energie necessarie nel lavoro su di me, sono tutte disponibili non c’è nessuna riserva, non devo adeguarmi allo spazio di un altro, entrare, orientarmi, badare ai convenevoli, sedermi su una poltrona che magari mi è scomoda e prendermi tempo in più per atterrare lì.
Quando mi collego in video con il terapeuta, sono già atterrata nella mia casa, nella stanza e sulla sedia (o sul letto) che ho scelto per quel collegamento, comoda come piace a me, con i fouseaux morbidosi, i calzettoni e le ciabatte (o a piedi scalzi) e, se oggi ne ho voglia accendo anche una candela o un incenso, sicura che non darà fastidio a nessuno.
Certo, l’arte va un po’ imparata, sia nel ruolo di paziente/cliente che in quello di terapeuta/coach. Ma è una piccola serie di accorgimenti che si acquisiscono in fretta.
Allora, se sei arrivat@ a leggere fin qui, questo è il messaggio per te, che, date le circostanze, hai dovuto interrompere il tuo percorso personale o professionale, che, fino a pochi giorni fa, facevi recandoti o accogliendo in uno studio di persona.
Fino al prossimo 3 aprile, metto al tuo servizio, gratuitamente, quella competenza che ho costruito nel tempo, per impratichirti con la relazione di aiuto a distanza, e poter riprendere i percorsi di coaching o terapia che avevi interrotto. In 15-30 minuti sarai pront@ a fare da sol@. Ti propongo di utilizzare la piattaforma zoom.us che garantisce standard di riservatezza migliori di altre.
Se vuoi metterti in gioco, scarica la App su smartphone o pc e contattami per il tuo appuntamento gratuito: lianadugaro.coach@gmail.com
Buone cose, Liana
Liana Dugaro
Operatrice Somatic Experiencing®
Coach – Ontologia del linguaggio
Counselor – Gestalt e Bioenergetica
Moon Mother – Miranda Gray Womb Blessing®
ex dirigente di banca
email: lianadugaro.coach@gmail.com
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