# Articoli di una coach, counselor e mentore-ex manager

Quando è troppo è troppo

 

Vi è mai successo di uscire da un incontro o da una telefonata con un diavolo per capello? Eh, sì, anche a me.

Alle volte quello che ci capita va semplicemente un po’ oltre il limite. Se il nostro corpo è un contenitore, quelle volte sembra che sia semplicemente troppo poco capiente per trattenere tutto il tumulto che si muove dentro, per contenere anche l’incontenibile.

E ciò che non si può contenere straripa, sbotta, esplode, con un moto d’ira, di dolore o di tristezza. Quello che non sta dentro, esce fuori. Per forza. E’ una legge della fisica.

A meno che non ci diamo un’opportunità alternativa e, invece di trattenere la rabbia e il dolore in una porzione piccolissima del nostro torace, fino a un attimo prima di rompere gli argini, proviamo a diluirla in tutto il resto del nostro corpo, a mandarla come un siluro nei piedi perché la trasformino in radici, che diventano una “presa a terra”, un parafulmine, che ci radicano mentre scaricano l’eccesso che ci attraversa.

Il nostro corpo è molto più grande e più capace di quella porzione che va dal “pugno nello stomaco” al “nodo in gola” e poi su su fino a schizzare in testa e “dare di volta al cervello”. Il nostro corpo è più spazioso di così, più carnoso, più solido, capace di assorbire l’urto dei nostri impulsi eccessivi con presenza e resilienza.

Basterebbe lasciarlo fare un po’ di più..

Se un ottimo inizio è quello di riconoscere, piuttosto che darle per scontate, parti di noi che nominiamo meno della testa, un primo passo utile è quello di prendere contatto con tutti i confini fisici del nostro corpo, delimitati dalla pelle e, più in profondità, dai muscoli. Portiamo l’attenzione ad ogni singola parte, dal palmo delle mani alla pianta dei piedi, mentre, per qualche secondo, dirigiamo proprio lì un getto d’acqua pulsante sotto la doccia o mentre afferriamo delicatamente con una mano i muscoli di quella zona. Il passo successivo, un esperimento solo per i più coraggiosi, è quello di nominare e chiamare in causa ogni singola porzione del nostro corpo: “Questo è il palmo della mia mano sinistra. Benvenuto!”… “Questa è la pianta del mio piede destro. Benvenuta!”

Dose consigliata: varie volte alla settimana.

Risultati: lasciatevi sorprendere.